Inaugurata a L’Arca la personale del pittore teramano Giovanni (1903-1978) che fu protagonista dei cenacoli nazionali: curata dal prof Coen, è fruibile con Qr code e su Youtube grazie al contributo della Facoltà di Scienze della Comunicazione di UniTe
TERAMO – Una mostra che esalta il valore di opere senza tempo e la statura di un artista di caratura nazionale, capace di confrontarsi e accompagnarsi a pittori del calibro di Guttuso, Donghi, Sironi. Quella su Giovanni Melarangelo, personale aperta da oggi al Laboratorio per l’Arte contemporanea (L’Arca) in largo San Matteo a Teramo, è un plus che percorre quel filone inaugurato con la mostra su Guido Montauti e che vuole celebrare artisti locali mai tanto valorizzati con una platea allargata, in particolare la comunità dove sono vissuti.
E per offrirla al grande pubblico, che potrà ammirarla fino al 14 novembre, la personale, riproposta in forma più ampia a 32 anni di distanza da quella del 1990, si fa anche… sensoriale e digitale. Non solo attraverso il sistema sviluppato dalla Fondazione Tercas per aiutare i non vedenti a guardare l’opera attraverso il tatto, ma anche con una serie di strumenti multimediali e digital che offrono una panoramica, arricchita di ulteriori contenuti oltre alle opere esposte, a tutto tondo sull’esposizione pittorica. Il visitatore può infatti, attraverso la ‘lettura’ del QR code, decidere di accedere con il proprio smartphone ai sussidi didattici digitali elaborati da Edoardo Topitti, e cioè al blog specifico, alla mostra in realtà virtuale oppure al canale Youtube che nel caso di Melarangelo ripropone anche un documentario realizzato nel 1990, quando ci fu una prima mostra a Teramo, con i testi di Maddalena Lenti e la voce narrante di Silvio Araclio.
La personale vive sullo stretto rapporto con l’Università di Teramo, Facoltà di Scienza della Comunicazione, anche grazie alla presenza del professor Paolo Coen, docente di storia dell’arte e di musicologia al Dams di UniTe, curatore della mostra. La mostra, accompagnata da un convegno, deve molto anche al contributo famigliare che arriva dal figlio, il maestro, storico e direttore artistico di Teramo Nostra, Sandro Melarangelo e il nipote Alberto, docente di storia dell’arte al Liceo Artistico Montauti di Teramo e presidente del Consiglio comunale.
Cinquanta fra tele (molte provenienti dalla Pinacoteca Civica, altre da collezioni private), disegni e incisioni, ripartiti in quattro sezioni, ripercorrono la carriera dell’artista dagli esordi nel 1918, alla morte nel 1978. Le opere di Melarangelo dialogano negli stessi spazi con altre di autori precedenti o coevi – quasi sempre di rimarchevole qualità – permettendo al visitatore di cogliere il senso profondo di una carriera certamente di provincia, eppure non provinciale. Da settembre a metà novembre, un ciclo di cinque conferenze accompagna lo svolgersi della mostra fino alla sua conclusione. La mostra e le iniziative che l’accompagnano rientrano nell’ambito della manifestazione ‘Teramo Natura Indomita’ del Comune di Teramo, con il contributo della Fondazione Tercas, dell’Università di Teramo, della Facoltà di Scienze della Comunicazione e dell’Associazione Teramo Nostra.